Recensioni

05/05/2010

Se una riflessione si può fare per entrare dentro la paura, l’incertezza e la ricerca di

cosa sia l’ipocrisia, la volontà di comprendere l’ambiguità e l’incoerenza della gente

è compito estremamente difficile persino per l’essere umano, non per niente

Leonardo Da Vinci crea in un cerchio l’uomo vitruviano, forse in quel cerchio

l’uomo stava come Gesù, a prendere tutti gli elementi negativi del mondo, come

miseria ed altro su se stesso.

Ilinep, ovvero Giovanni Pelini, cosa vede nella Sua arte, una volontà dura e la

difficoltà di leggere nell’animo umano, cerca solidarietà e vuole entrare nell’animo

individualista non per violare la privacy dell’uomo ma per capire se in quell'individuo

si trova una fonte di riconoscimento per il futuro del mondo.

La Sua ricerca sta nella trasformazione o nella speranza ed unisce la trasformazione

alla vita, così da solo si ritrova davanti alla Sua stessa indole, in quella ricerca che

cerca di spiegare a noi il Suo animo, la Sua volontà di superare l’egoismo ed il

decadentismo ormai vivente in noi.

Ilinep cerca la Sua storia, non smetterà mai di cercarla.

Dal 1986 in avanti ha cercato di parlare con se stesso, con le Sue esperienze, con un

suo mondo vicino cerando di riflettere nel futuro una miglioria da dare agli uomini di

buona volontà.

Questo Suo concetto è una scommessa molto dura e difficile, ma nella Sua Opera si

legge tutto questo.

Sicuramente vedremo continue metamorfosi dell’artista negli anni e così potremmo

leggerlo nel tempo come grande contributo all’Arte dei problemi e delle miserie del

mondo.

 

Prof. Luigi Bellini
Museo  Bellini

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02/04/2010  Firenze

 

In una società afflitta da molti mali, primi fra tutti l'egoismo e l'egotismo smodati, l'opera scultorea di Giovanni Pelini si colloca, nel panorama poetico, come grido di denuncia, un urlo di Munch per intenderci.

Il suo, però, non è il dito puntato che non giunge alla luna, ma un preciso monito per l'uomo e vuole indicare il cammino auspicabile, quello della solidarietà.

La strada da percorrere è, dunque, chiaramente tracciata dalle sue sculture di pietra dove i vizi umani sono, per così dire, eternati in forme totemiche di raffinato ingegno e di sublime espressività.

 

On. Riccardo Nencini

Presidente del Consiglio regionale della Toscana

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 25 Settembre 2010  STIA  (AR)

É curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre manieri semplici.

Giovanni dove è la tua semplicità?

Di giorno in giorno arriva sempre più vicina, corre nella limonaia del Palagio Fiorentino e le sculture si muovono seguono un percorso e vanno in contro a chi le vede, le sente e sorride perché capisce.

La pietra si anima e confonde e si confonde con il legno. Lasciamo parlare le bocche e da li si intende il loro valore. senti il vento dell'acciai, non ti impressiona e ci passi vicino.

Dai vetri non c'è il giardino dei Finzi Contini è un giardino autonomo che si addice all'arte della limonaia .

C'è la famiglia che si dichiara felice di villeggiare a Stia, sì alzerei il bronzo e alla loro ombra siedono le certezze che solo l'arte conserva.

Sapevo Giovanni che un'aretino viveva così ,e sono felice, si sono felice di vivere con te questa aretinità.( c'è un castello di Porciano si vanta che vedrà questi bronzi).

Raramente ,forze mai, la Limonaia si è presentata senza l'affanno della critica, lontano da esperti dai lauti compensi, dal dito alzato ad indicare le virtù nascoste che solo loro credono di vedere, ma la sera sorvola il loro dire che scompare non lasciando traccia.

Felice il giorno che vide insieme amici di sempre con la gioa di ritrovarsi aprire dialoghi che le tue sculture implorano, arricchendole quel tanto che trascende dal quotidiano cui partecipi per qualità d'impegno.

Il loro messaggio racchiude questi cuori arditi e liberi che si fingono ideatori della tua arte

Grazie Giovanni che di tutta la spalla soverchia gli astanti.

 

Giampiero Giustini